1. L’Invito Misterioso
Mi chiamo Elena, ho 30 anni, sono alta 1,72, con capelli biondo cenere tagliati al caschetto e curve morbide che si muovono con grazia quando cammino. Vivo a Bologna e, da mesi, seguo in anonimato “Il Circolo delle Ombre”, un gruppo segreto di appassionati di BDSM noto per organizzare eventi riservati in luoghi insoliti. Una sera, verso le 21:45, ho ricevuto un messaggio criptico su Telegram:
«Sei pronta a infrangere i tuoi limiti? Domani alle 23:00, Porta di San Vitale. Cerca la lanterna rossa. Porta abbigliamento scuro e scarpe comode. – L.»
Una scarica di adrenalina mi ha scosso: non conoscevo l’identità di “L.”, ma sapevo che chiunque gestisse “Il Circolo” era persona di massima fiducia tra i frequentatori. La notte seguente, ho infilato un body in lycra nero a maniche lunghe, calze a rete, stivaletti neri con tacco medio e un giubbino di pelle che mascherava quasi tutto il mio corpo. Ho lasciato a casa borse e orologi, portando con me solo uno zainetto leggero.
2. L’Incontro nella Cripta
Arrivata a Porta di San Vitale, ho visto una lanterna rossa appesa a un arco antico. Seguendone la luce fioca, ho imboccato una viuzza acciottolata che conduceva a una gradinata scura. In fondo, c’era un portone in ferro battuto, con incise rune gotiche. Ho bussato tre volte, e una voce roca mi ha detto: “Entra.” Spingendo la porta, sono scesa alcuni gradini di pietra umida fino a una cripta sotterranea. L’aria era ferma e fresca, con un leggero odore di cera e di cuoio antico.
Al centro della cripta, sotto una singola lampada a bassa intensità, ho visto quattro persone:
- Lorenzo, il Dominatore principale, alto quasi 1,90, fisico asciutto, capelli corvini corti e occhi azzurri che sembravano tagliare il buio. Indossava pantaloni in cuoio nero e una camicia di seta scura leggermente sbottonata.
- Marta, una Mistress esperta, capelli neri raccolti in una crocchia severa, seno accennato dal corsetto di pizzo trasparente, gambe avvolte in calze autoreggenti. Era seduta su uno sgabello, le braccia conserte, e mi scrutava con curiosità.
- Stefano e Riccardo, due schiavi veterani, già inginocchiati a faccia in giù su un tappeto di pelle spessa. Il loro respiro sincopato si mischiava al suono distante di gocce d’acqua che cadevano da qualche parte nella cripta.
Lorenzo mi ha fatto cenno di avvicinarmi: “Elena, dai un passo avanti e posa lo zaino sul tavolo.” Il cuore mi batteva forte, ma ho obbedito. Mi ha ordinato di togliermi il giubbino di pelle e di metterlo accanto allo zaino. Giorno dopo giorno, avevo coltivato la mia curiosità per il lato più estremo del gioco di sottomissione; ora ero pronta a scoprire fin dove avrei potuto spingermi.
3. Benda, Collare e Istruzioni
Marta si è alzata, ha afferrato una benda di seta color ruggine e me l’ha passata. “Ti impedirà di vedere, ma i tuoi sensi diventeranno più acuti”, ha spiegato con un sorriso mesto. Mi ha fatto sedere su uno sgabello basso, mi ha legato le mani dietro la schiena con un cordino sottile, e infine mi ha coperto gli occhi. Il mondo è diventato silenzio e nicotina. In lontananza, ho percepito l’eco di passi, il lieve scroscio di catene che si muovevano.
Lorenzo si è avvicinato alla mia nuca, ha accarezzato i lunghi capelli raccolti, e ha posizionato al collo un collare in cuoio morbido, con una placchetta metallica su cui era inciso “Obsedio”. La pressione del collare mi ha fatto rabbrividire: era un segno tangibile di appartenenza. “Il tuo unico scopo stasera”, ha sussurrato, “è obbedire e offrire. Ogni parola sbagliata costa una punizione.” Ho annuito, persino se bendata avrei risposto “Sì, Maestro” a ogni comando.
Stefano, un ragazzo robusto con la schiena tatuata di disegni tribali, si è posizionato dietro di me, offrendosi per primo al mio corpo bendato. Sapevo che avrei dovuto servirlo con la bocca, ma non potevo vedere la sua altezza esatta né il suo volto. Ho girato la testa a tentoni, percependo l’odore della sua pelle sudata. Sentivo un rigonfiamento sotto il tessuto del pantalone di latex che indossava, e con delicatezza ho portato le mie labbra al lembo di pelle, iniziando a baciare e succhiare con attenzione. Il suono del mio respiro e dei miei baci riempiva la cripta come tamburi lontani.
4. Punizioni Lievi e Affermazione di Potere
Il primo errore è stato legare troppo forte con la lingua una piega di pelle: Stefano si è irrigidito e ha sussurrato: “Più decisa.” Prima che potessi scusarmi, ho sentito Marta dietro di me agitare una frusta corta. Un colpo secco mi ha steso un brivido sulla schiena: la pelle delle scapole ha riaccolto il dolore con un lampo di calore. Mi sono corretta, ho aumentato l’intensità dei baci, e Stefano ha iniziato a muoversi con piacere, la tensione lentamente svaniva.
Sentendo l’atmosfera elettrizzata, Lorenzo ha deciso di passare al livello successivo. Mi ha fatto chinare in avanti, bloccando la testa tra due supporti imbottiti, in modo da lasciare scoperto tutto il collo. Ancora una volta, la frusta è arrivata: colpi alternati, calmi e poi sempre più rapidi, lungo le spalle e la nuca. Ogni frustata sulla pelle nuda sotto il costume lasciava un solco rosso vivo, mentre il mio collo rimaneva immobile e offerto. Il respiro si faceva corto, ma io non avevo il diritto di lamentarmi: ogni suono era sotto controllo.
5. Uso di Oggetti e Gioco di Sensazioni
In un angolo, ricoperto di tessuti neri, stava un cubo di legno con aperture tonde. Lorenzo mi ha condotta di fianchi sul cubo, piegando le ginocchia in modo che il mio bacino fosse sollevato e spinto verso l’alto. Le mani rimanevano legate dietro la schiena, il viso infilato in un cuscino sottile, in modo da non poter proferire parola. Marta ha preso un bastoncino di legno laccato, spesso poco meno di un dito, e ha iniziato a sfiorarmi l’interno coscia, salendo lentamente verso l’inguine. La sospensione era totale: non sapevo se avrei provato dolore o piacere.
All’improvviso, ho sentito Marta versare sopra di me dell’olio caldo: scorreva sulle mie cosce e sui glutei, con un suono liquido e invitante. Il contrasto tra quel calore untuoso e la frusta gelida del bastoncino mi ha resa vulnerabile come un fiore esposto al gelo. Ho avvertito il labbro inferiore tremare, ma la testa rinchiusa nel cuscino mi impediva di gridare. Un momento dopo, Marta ha afferrato una piuma di struzzo nera, accarezzando con delicatezza e rapidità la zona erogena proprio sotto il llabro della mia vulva. Il solletico mi ha fatto sobbalzare, i polmoni contratti, e il vortice di piacere e timore si è impadronito di me.
6. Dominazione e Rotazione dei Partner
Lorenzo ha deciso che era ora di coinvolgere Riccardo: “Portalo qui e fanne partecipe.” Stefano mi è stato tolto di dosso e, bendata, ho percepito Riccardo avvicinarsi. La sua essenza era diversa: odore di pelle fresca, più secca rispetto a Stefano. Mi ha sollevata di peso e adagiata sul pavimento, ancora brandendo il bastoncino, mentre Marta mi slegava le mani. Sentivo la mia pelle pulsare, pronta a ricevere la nuova stimolazione.
Riccardo mi ha invitata a mettermi in ginocchio, aveva un paio di manette in metallo lucido. Le ha assicurate ai miei polsi, incollandole con forza alla base del pavimento: ora ero immobilizzata su un tappeto di velluto scuro, a quattro zampe. La mia schiena era tesa come un arco, pronto a farsi colpire o accarezzare.
Marta e Lorenzo si sono posizionati alle mie spalle. “Adesso sei nostra schiava”, ha ordinato Lorenzo. Marta ha preso un lungo bastone di canna con la punta arrotondata di legno scuro, mentre Lorenzo ha sfoderato un frustino a più code sottili. Hanno iniziato a colpire simultaneamente: la canna sulla spina dorsale e il frustino sulle natiche. Il colpo della canna era più profondo, penetrava i muscoli, mentre il frustino creava solchi sottili. Ogni impatto rimbombava nel mio corpo, ma la sensazione di essere tra le mani decise di chi dominava mi ha stupito: era come sentirmi vinta e conquistata allo stesso tempo.
7. Il Culmine della Notte
Dopo vari minuti di percosse alternate, Marta ha ordinato a Riccardo di togliermi la benda. La luce fievole delle candele ha rivelato le mie guance arrossate, il corpo ancora tremante. Marta mi ha detto di mettermi supina sul tappeto, con le gambe piegate e spalancate. Ho avvertito la pressione di un oggetto freddo toccarmi il pube: era un massaggiatore elettrico dalle setole rotanti. Il suo ronzio si è fatto strada tra i miei gemiti, inducendo un’esplosione di calore che ha invaso ogni fibra del mio corpo. “Ora vediamo quanto riesci a sopportare”, mi ha sussurrato Lorenzo, che teneva in mano un vibratore di ultima generazione, spesso e ricurvo, pronto a essere posizionato sulle mie labbra e subito dentro la mia vagina.
Il primo contatto è stato un colpo d’onda: un brivido di piacere mi ha trafitto la schiena. Il vibratore si è mosso con potenza crescente, mentre Marta premeva sul mio clitoride con l’indice e il pollice, alternando carezze a leggere pinzate. Riccardo, intanto, massaggiava il mio seno, afferrando i capezzoli con decisione, tirando fino a farli irrigidire come perle di marmo. Ero un ingranaggio sincronizzato di voci, suoni, luci tremolanti e odori di cera e cuoio: un teatro vivente di emozioni estreme.
Improvvisamente, ho sentito le vibrazioni raggiungere il mio punto G in un punto preciso: il mio corpo ha cominciato a contrarsi in spasimi di piacere sempre più ravvicinati. Con un gemito strozzato, ho realizzato che stavo per venire. “Urla”, ha ordinato Lorenzo. Ho emesso un grido convulso, mentre il vibratore spingeva più forte, quasi come se volesse perforarmi. Quell’unico attimo di abbandono mi ha spezzata: orgasmo dopo orgasmo, l’onda di piacere mi ha investita, trascinandomi in un buio luminoso.
Quando sono tornata in me, ho trovato i tre a guardarmi con occhi soddisfatti. Marta ha spento il vibratore, Lorenzo ha allentato il collare e Riccardo mi ha aiutata a sedermi. Il mio corpo tremava ancora, battezzato da brividi caldi. “Hai fatto bene, Elena”, ha detto Marta, accarezzandomi la guancia. “Il vero piacere nasce dalla fiducia nel lasciarsi andare.” Hanno quindi sciolto le mie mani e mi hanno raggiunto nella sala centrale, dove una ciotola di acqua tiepida e asciugamani puliti mi aspettavano.
8. Condivisione e Cura Finale
Seduta su un pouf di velluto, avvolta in un accappatoio di seta bianco, ho raccolto le forze. Marta mi ha portato un tè alla camomilla, mentre Lorenzo mi ha asciugato delicatamente le ferite superficiali con garze sterili. Riccardo, in silenzio, mi offriva pezzi di frutta fresca per reintegrare le energie. Non c’era fretta: la ritualità del dopo-sessione era essenziale tanto quanto il gioco stesso. Mi sentivo parte di qualcosa di profondo, di un legame fatto di rispetto e desiderio.
Prima di lasciare la cripta, Lorenzo mi ha strappato dal collo il collare e me lo ha passato: “Tienilo come ricordo di questa notte. Quando lo guarderai, ricorderai chi sei stata e cosa hai osato provare.” Ho annuito, commossa. Uscendo, la lanterna rossa sulla porta mi ha salutata come un faro: sapevo che, quella notte, avevo sperimentato i confini del mio corpo e della mia mente, e ne ero uscita arricchita, più forte e consapevole.